Posted by : rico venerdì 18 ottobre 2013

OGNOME dei responsabili?


Forse è definitivamente finita l’era berlusconiana. Un ventennio nato al grido di un nuovo miracolo italiano con lo sfondo di una classe politica distrutta dal ciclone tangentopoli. L’Italia entrava così nella Seconda Repubblica, una nuova era dove tutto sarebbe andato meglio, dove al governo sarebbero state solo persone buone e giuste che con uno spirito da dopoguerra avrebbero rialzato questo paese.
Noi non crediamo tanto ai ventenni, ma ci sentiamo – però – che da allora nulla è cambiato… anzi.
Pasolini diceva che “Noi siamo un paese senza memoria, il che equivale a dire senza storia: l’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio televisivo, e tiene solo i suoi ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo con le sue contorsioni, le sue conversioni”. Una riflessione, questa, più che mai valida oggi in questa societá dell’informazione dove, con un semplice click in qualsiasi momento e da qualsiasi parte, siamo in grado di accedere a fonte quasi infinite di informazioni. Un vomitare di notizie, pareri, informazioni incontrollate (spesso di parte) che danno ad ognuno di noi la certezza di sapere. Un pret-a-porter del conoscere che non lascia più spazio alla riflessione, come un fast food ne lascia poco alla digestione tra un piatto e l’altro. Al termine del sanguinoso furore nazista che stravolse l’Europa, portando taluni oltre ogni limite di sadismo e cattiveria, le potenze vincitrici insediarono un tribunale speciale chiamato a giudicare i responsabili criminali di tanta violenza. Qualche storico ne parla ancora oggi come di una messinscena dove i destini erano giá stati stabiliti prima di iniziarlo. Fu però l’occasione di portare dinanzi all’opinione pubblica e alle vittime di tali atrocitá, i volti di coloro che li perpetrarono.
Fortunatamente, oggi, qui nel belpaese non abbiamo da fare i conti con tali barbarie, ma forse se davvero stiamo entrando in una Terza Repubblica è forse il caso che davvero e umilmente ci fermiamo a guardare quanto di sbagliato è stato fatto nel nostro passato prossimo, affrontare di viso i responsabili di tanto sfacelo, dargli nome e cognome e condannarli molto più lievemente all’oblio politico. Una volta per tutte e senza ringraziamento alcuno. I benpensanti ci diranno che così si svuoterá il Paese, ma forse il detto “pochi ma buoni” avrebbe realtá di esistere.
Giá l’italiano è un tipo strano, unico. Capace comunque di passare indenne ad ogni stagione. Da destra a sinistra, dal centro al movimentismo stellato salvo rincorerre il potente di turno a chieder favori. Lui, cittadino tutto d’un pezzo.
Manettaro con Di Pietro, moderato con Silvio, populista con Grillo…insomma tutto.
Arthur Schopenhauer, filosofo,  metteva in guardia quelli con la memoria corta: “Un popolo che non conosce la propria storia è limitato al presente dell’attuale generazione: perciò non comprende se stesso e il proprio presente; perché non può rapportarlo al passato e spiegarlo in base a quello; né tanto meno può anticipare il futuro. Solo mediante la storia un popolo diviene pienamente consapevole di sé stesso (…)”.
Ecco il nostro rischio: le nuove generazioni digiune del passato recente in una societá pseudoinformata come la presente.
Ecco la necessitá di una nostra Norimberga, non violenta ma necessaria per fare, una volta per tutte, i conti col passato. Senza se e senza ma, senza i distinguo e le partigianerie che hanno buttato questi ultimi vent’anni nel cesso. Avere il coraggio di affrontare in faccia i responsabili di questo crollo. Persone, partiti e pezzi dello Stato. Tutti responsabili della mancata crescita di questa che era una giovane Repubblica. Ordini dello Stato divenuti poteri capaci di togliere autorevolezza a Governi (e quindi al paese che essi rappresentavano) ognitalvolta che questi – nell’alveo di una necessaria riforma dello Stato per renderlo moderno e a passo coi tempi-  abbozzavano qualsiasi idea di riforma. Sia che il Ministro fosse di destra o sinistra. Partiti con responsabilitá importanti che affondano le proprie radici nella nascita stessa di questa stessa repubblica convinti che cambiare nome fosse sufficiente a riacquistare una verginitá perduta, per poi continuare a sbandierare la propria presunta moralitá superiore a quella degli altri.
Uomini, avvoccaticci, azzeccagarbugli, faccendieri capaci di guardare al proprio interesse personale, professionale o intellettuale non avendo la sufficiente intelligenza capace di guardare oltre, al dopo.
Manager di stato, grand commis, funzionari che dall’alto dei loro stipendi affamano il Paese nel nome di una algebrica stabilitá. E infine quei sopravissuti della ‘grande’ rivoluzione morale dello Stivale, politici di terzo e quart’ordine capaci di sopravivvere all’onda d’urto creata dalla caduta dei propri leader per presentarsi come uomini nuovi che avrebbero guidato la rinascita e che invece hanno saputo soltato tirare a campare per restare in sella, ponendosi di traverso a qualsiasi vera e unica grande riforma che questo nostro Stato invocava oramai da tempo.
Una Norimberga non per punire ma solo per capire, non per piegare ma solo per pacificare.

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