Archive for settembre 2013

Il Presidente Obama ammette l’esistenza degli Alieni e che questi sono gestiti segretamente



Abbiamo ricevuto la segnalazione di una notizia proveniente dal sito web nineinchnews.com in cui viene presentato un articolo dove si parla dell’annuncio da parte del presidente Barack Obama, in cui si dichiara che gli  extraterrestri stanno cercando di controllare i principali governi del mondo e tutto questo è cominciato subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Non sappiamo se questa notizia sia reale o meno e attendiamo novità circa l’autenticità di tale dichiarazione. Nel frattempo l’abbiamo tradotta per voi, per farvi una idea su ciò che sarebbe stato dichiarato dal presidente degli Stati Uniti d’America il 27 Settembre 2013.
 Il presidente Obama avrebbe fatto questa dichiarazione in una conferenza stampa nella Casa Bianca la mattina del 27 Settembre 2013 dicendo:
“Questo è in corso dal 1950,”  – cosi ha dichiarato Obama alla folla di giornalisti sbalorditi - “Loro sono stati attratti al nostro pianeta in gran numero a causa della nostra scoperta della fissione atomica e per il nostro uso di armi nucleari.
Obama ha descritto come l’incidente di Roswell del 1947 ha coinvolto un tipo di alieno popolarmente noto come I Grigi, che sono stati i primi a farsi conoscere esteriormente.
Oggi ogni essere umano sulla Terra sa cosa sia un alieno grigio e conosce le sue fattezze,” -  ha detto il Presidente, con una scrollata di spalle – “Una volta che il contatto è stato stabilito con i Grigi, il presidente Truman ha fatto un accordo con loro, permettendo loro di costruire basi negli Stati Uniti in cambio di tecnologie. Dopo di che il presidente Eisenhower ha incontrato un gruppo di alieni comunemente conosciuti come i Nordici, che sono abbastanza simili agli esseri umani terrestri,  e questi riescono a muoversi in mezzo a noi quasi del tutto inosservati. Ci hanno offerto un posto nella fratellanza universale di illuminazione e se eravamo disposti a rinunciare all’uso di armi nucleari. Purtroppo, sia noi che l’Unione Sovietica, che stavano affrontando anche questa offerta, abbiamo deciso di tenere  le armi nucleari. ”
Il presidente ha poi spiegato che da allora, una varietà di gruppi alieni hanno istituito programmi segreti per aggirare questa resistenza da parte dei governi del mondo ad abbandonare le armi nucleari e la minaccia di devastazione multidimensionale che essi rappresentano.
Gli ET sono stati in giro per molto tempo, e non tutti viaggiano attraverso navi spaziali”, il presidente Obama ha spiegato: “Si può manipolare il tempo e lo spazio e entrambi sono importanti e fortemente interconnesse con la realtà, ma non sono gli unici. Un risultato di tale manipolazione è la propulsione ad antigravità che permette di aquisire una velocità superiore a quella della luce. Un altro risultato è una forma di controllo sui tipi di percezione trans-dimensionale più comunemente conosciuti come la visione a distanza, telepatia, viaggio astrale, bilocazione, o di un gran numero di altri nomi. ”
Annuendo a se stesso, il presidente fece una pausa per osservare con un lungo sguardo, i volti apprensivi dei giornalisti, della gente che riempiva la stanza silenziosa.
Il punto è”, ha continuato, “gli alieni hanno controllato i nostri governi per gli ultimi 60 anni e …” A quel punto, il presidente Obama ha alzato la mano per coprire quello che, in un primo momento, sembrava essere un colpo di tosse.
Mi dispiace, non potevo trattenermi “, ha detto il Presidente, asciugandosi una lacrima nella coda dell’occhio dopo che aveva finito di ridere, “Sto solo scherzando su influenza aliena nel nostro governo. No, noi esseri umani da soli siamo responsabili per il terribile disastro che siamo e  solo noi stessi da soli dobbiamo tirarci  fuori da esso, il tutto da noi stessi “.
Tradotto da Redazione Segnidalcielo

Obama ammette l’esistenza degli Alieni e che questi sono gestiti segretamente



Jaqueline commerciale è sottoposto per dieci ore ad alcuni importanti esperimenti su animali nei laboratori di tutto il mondo. 
Tutto questo dietro una finestra in una delle strade più famose di Londra. 
elettrodi sulla testa ... irritanti per gli occhi liquidi iniezioni tossiche ...... l'obbligo di deglutire il cibo ... 
Jaqueline ha testato tutte queste pratiche nella vostra pelle.
Un tentativo di far capire alla gente quello che sono costretti a sopportare migliaia di animali ogni giorno per provare quasi tutti i prodotti di consumo. 
Jaqueline mostra la brutalità della sperimentazione sugli animali, l'unica differenza è che alla fine tutti lei potrebbe tornare a casa, a differenza degli animali vengono semplicemente uccisi.
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FONTE

Jaqueline commerciale: Inserito per dieci ore di esperimenti su animali nei laboratori di tutto il mondo

25 anni di cronaca, di inchieste giudiziaria, di proteste, 25 anni in cui è stato fatto di tutto al corpo e all’anima di questi territori e di queste comunità e nessuno è responsabile. 25 anni di mala politica, di corruzione, di collusione e connivenza tra politici e criminali. Un buco nero che ha inghiottito giustizia, diritti, salute, bene comune.
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Questo articolo esce in contemporanea su Valigia Blu e Fanpage, che hanno deciso di realizzare insieme un reportage sui rifiuti in Campania e sulla Terra dei fuochi.
Venticinque anni di cronaca e di storia maledetta, una lunghissima teoria di ricordi che testimoniano l’indifferenza dello Stato e il silenzio di quanti hanno visto, talvolta hanno subìto, molto più spesso hanno condiviso i lautissimi guadagni del traffico di rifiuti. Perché la verità scomoda che nessuno dice è che molti, se ancora vivi, sanno dove sono nascosti i fusti dei veleni perché hanno messo anche i propri terreni a disposizione incassando fino a cinque milioni di lire per ogni carico e costruendo su quelle scorie le case per se stessi e i propri figli. Anche questo dovrebbero sapere coloro che oggi urlano e insultano, rivendicando una ben misera primogenitura della denuncia e che allora lasciarono soli quanti si affannavano, nell’indifferenza generale, a segnalare il pericolo, le infiltrazioni mafiose nell’affare, i primi picchi sospetti di malattie linfatiche e tumorali (Rosaria Capacchione - La memoria corta, l’elogio dell’insulto e la dittatura del web 17/9/2013).
Tutti sanno tutto. Politici, giornalisti, magistrati e cittadini. Da 30 anni. Mentre l’emergenza rifiuti dura da 20. È inutile alimentare questa incredibile storia, emblema del collasso democratico nel nostro Paese, con nuovi sedicenti scoop e ritrovamenti di rifiuti tossici. La storia è nota, tutti sanno tutto, e riguarda il Paese, interessa ognuno di noi anche se continua a essere trattata perlopiù come cronaca locale. Adesso la vera questione, che dovrebbe essere al centro di un’agenda politica e giornalistica nazionale, al centro di un dibattito pubblico è: cosa fare?
Sto parlando della Terra dei Fuochi, dell’Inferno di Gomorra. Una terra distrutta, inquinata, avvelenata, costretta a risucchiare rifiuti per anni e anni dalla criminalità organizzata, con la complicità di politici, imprenditori, cittadini e istituzioni che avrebbero dovuto controllare, monitorare, proteggere e garantire la salute pubblica.
Ho provato a fare un quadro complessivo su una delle vicende più scandalose e altrettanto ignorate del nostro Paese. È un modo per contribuire a raccontare quello che Angelo Ferrillo, ideatore e responsabile della Terra dei Fuochi ha giustamente definito «Il più grande avvelenamento di massa di un Paese occidentale, la più grande catastrofe ambientale a ‘partecipazione pubblica’».
Per fortuna alcuni coraggiosi giornalisti hanno seguito e raccontato in questi anni cosa stava succedendo, per fortuna tanti cittadini si sono mobilitati e organizzati, hanno denunciato. Per fortuna alcune inchieste della magistratura hanno portato alla luce fatti e reati. Anche se molti processi finiscono in prescrizione. È il caso della madre di tutte le inchieste sul traffico dei rifiuti tossici, Cassiopea, con 95 imputati, tra cui molti imprenditori del Nord Italia: è finita nel nulla. E con la prescrizione si è concluso il processo che ha visto imputati, tra gli altri, l’ex governatore della Regione Campania Antonio Bassolino e i vertici del gruppo Impregilo.
«Volevamo giustizia, è arrivata l’impunità» così hanno commentato il comitato Ginestra di Terzigno e le donne del comitato 29 Agosto che hanno seguito il processo.

Biocidio e tumori

Denunce, mobilitazioni, commissioni di inchiesta, indagini e processi non sono bastati a fermare il “biocidio“:  in Campania il disastro ambientale si accompagna al più alto tasso di mortalità per tumore in tutta Italia.
Sul tasso di mortalità il disastro è stato confermato anche dal Ministero della Salute: «Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dell’intera Italia per il contributo delle province di Caserta e Napoli». Secondo il Ministero, però, il dato dipende interamente dallo stile di vita della popolazione locale (!). Antonio Marfella, ricercatore di medici per l’ambiente, sostiene che «In Campania non è stato accertato scientificamente il collegamento  tra inquinamento e patologie correlate perché, ad oggi, nessun’istituzione lo vuole cercare». La Commissione Sanità del Senato ha aperto intanto un’indagine per verificare questa connessione.
In ogni caso, uno studio commissionato dalla Protezione Civile nel 2004 aveva già individuato questa correlazione:
L’analisi statistica ha permesso di rilevare un’associazione tra la presenza di siti inquinati e alcune criticità sanitarie. Nell’interpretazione dei risultati vanno tenute in considerazione alcune limitazioni di completezza, accuratezza e risoluzione spaziale dei dati. In ogni caso, le associazioni osservate, la loro consistenza e coerenza, suggeriscono che le esposizioni legate alla presenza di siti di smaltimento incontrollato/illegale di rifiuti, subite dalla popolazione nei decenni precedenti al 2002 (ultimo anno di disponibilità dei dati), giochino un ruolo importante fra i determinanti della salute nelle Province di Napoli e Caserta.
Sulla correlazione tra rifiuti combusti – quello dei roghi è un altro fenomeno gravissimo correlato alla crisi dei rifiuti – e patologie tumorali segnalo l’intervista a Pietro Comba, responsabile del dipartimento Epidemiologia Ambientale dell’Istituto Superiore della Sanità.
La situazione è drammatica e insostenibile sul piano della salute. Ogni giorno vengono smaltite non meno di 30mila tonnellate di rifiuti tossici industriali, gran parte di queste attraverso roghi. Per ogni borsa prodotta in nero e venduta in strada a Napoli o a Caserta c’è mezzo chilo di rifiuto smaltito e nessuno sa come. La “terra dei fuochi” è la più grande industria in regime di evasione fiscale che il mondo possa immaginare (Antonio Marfella, tossicologo e oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori Irccs “Fondazione G. Pascale” di Napoli e referente di Medici per l’Ambiente - Roghi tossici, Campania come Taranto: 32 associazioni citano Regione, Provincia e 32 Comuni 14/10/2012).
A proposito di roghi tossici, l’ultimo rapporto di Legambiente – presentato il 18 settembre 2013 e preparato in base ai dati dei Vigili del Fuoco incaricati dal viceprefetto Donato Cafagna, l’uomo del Ministero dell’Interno che da novembre lavora sulla Terra dei Fuochi – denuncia oltre 6.034 roghi di rifiuti tra Napoli e Caserta.  Dal 2001 ad oggi ci sono state 33 inchieste per attività organizzata di traffico illecito di rifiuti condotte dalle Procure attive delle due province (Napoli, Nola, Torre Annunziata e Santa Maria Capua Vetere). Si tratta di più del 15% di quelle svolte in tutto il Paese che hanno portato i magistrati ad emettere «311 ordinanze di custodia cautelare, con 448 persone denunciate e 116 aziende coinvolte».
Il Ministro Orlando in questi giorni ha parlato di roghi tossici arginati, dichiarazione contestata da Ferrillo che continua a documentare un fenomeno tutt’altro che arginato raccogliendo video, foto e segnalazioni dei cittadini sulla pagina facebook della Terra dei Fuochi.

La cronaca degli ultimi giorni

Dalla discarica Resit, nel giuglianese, gestita da un prestanome dei casalesi, oltre 57mila tonnellate di percolato, formatosi negli anni dalla decomposizione di 806.590 tonnellate di rifiuti stipati in invasi non impermeabilizzati, sarebbero finite nel sottosuolo e poi nelle falde acquifere, in una zona dove l’agricoltura è ancora ampiamente praticamente, unica fonte di reddito per i locali. I magistrati puntano il dito anche contro alcuni agricoltori che sapevano, e che anzi avevano affittato i loro terreni «per accogliere codesti veleni», si legge in un’informativa della Dia. Il riferimento è all’ennesimo ritrovamento di rifiuti tossici in diversi campi coltivati (La mappa dei veleni – Avvenire 11/9/2013).
  • Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. I dati dell’ultimo studio pubblicato risalgono ai primi di settembre. Non esiste ancora un piano di caratterizzazione. Ma analizzando l’area tra l’ex Resit e le discariche sotto sequestro a Giugliano si parla di 220 ettari avvelenati. La falda acquifera risulta contaminata da sostanze cancerogene volatili anche nei 2mila ettari circostanti. 20 chilometri quadrati irrecuperabili. Inutile anche parlare di bonifica. Eppure, assicura Mario De Biase, commissario di Governo, «nonostante quest’emergenza i prodotti ortofrutticoli allo stato attuale non risultano avvelenati. Io sono pronto a mangiarli, raccogliendo l’invito di movimenti ed associazioni». A questa dichiarazione risponderà con una provocazione il giornale Parallelo 41:Politici venite a cena nella Terra dei Fuochi.
  • Proteste dei cittadini. Sempre nei giorni scorsi i cittadini hanno organizzato manifestazioni di protesta contro la costruzione del termovalorizzatore a Giugliano - terza città della Campania – che tra l’altro non ha nemmeno un sindaco: il Comune è stato commissariato per infiltrazione della criminalità organizzata. «Invece di darci la bonifica, ci danno l’inceneritore, ma noi non vogliamo digerire altre polveri». È qui tra l’altro che sono depositati i 6 milioni di tonnellate di ecoballe – non a norma – che aspettano di essere smaltite da anni e che intanto continuano ad essere accumulate. Ad Acerra hanno sfilato 3500 persone in silenzio vestite a lutto, per denunciare l’avvelenamento della propria terra. Le campane delle chiese hanno suonato a morto durante tutto il corteo, guidato dal vescovo.
  • L’ultimo ritrovamento a Casal di Principe. Scoperte, grazie alle indicazioni di un pentito,tonnellate di rifiuti tossici: «fanghi industriali tossici e molti fusti metallici sbriciolati dai quali cola nel terreno una velenosa melma grigia. Probabilmente il contenuto di venti tir, scaricati qui nei primi anni ’90, a pochi metri da una scuola dell’infanzia, da una ludoteca e dal mercato ortofrutticolo».

Come l’Aids e la peste

In questo preciso momento storico il problema dei rifiuti in Campania non è più un problema regionale, se mai lo è stato, ma è un problema nazionale che sta esponendo l’Italia a sanzioni gravissime da parte della comunità europea, che ha avviato procedure di infrazione per violazione delle norme comunitarie». La vicenda concernente le ecoballe, costituite da 6 milioni di tonnellate di rifiuti in siti di stoccaggio che avrebbero dovuto essere provvisori e che hanno finito per trasformarsi in discariche a cielo aperto, è emblematica della proporzione di ingestibilità delle problematiche dei rifiuti nella regione. [...] La gestione commissariale è stata caratterizzata, per molti versi, da una finalità di “uso” del problema rifiuti, e non di soluzione dello stesso. L’uso è consistito nel controllo degli spazi occupazionali e decisionali per finalità di agevolazione di soggetti titolari di interessi privati, in totale spregio dell’interesse pubblico.
Queste parole sono tratte dal documento della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Attività Illecite Connesse al Ciclo dei Rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, che, dopo tre anni di audizioni, studi e dossier, ha certificato in 772 pagine la catastrofe ambientale tra Napoli e Caserta.
Giovanni Balestri, geologo che ha curato la perizia per conto della Procura di Napoli, ha spiegato che nel 2064 si raggiungerà l’apice dell’incidenza negativa: si realizzerà in pieno la precipitazione nella falda acquifera del percolato e di altre sostanze tossiche derivanti dalle migliaia di tonnellate di rifiuti.
Il sostituto procuratore presso la Dda di Napoli, Alessandro Milita, ha perciò dichiarato alla Commissione: «facendo un parallelismo tra organismo umano e ambiente, la situazione può essere soltanto essere paragonata all’infezione da Aids».
Secondo la Commissione, la catastrofe ambientale in atto «costituisce ormai un fenomeno di portata storica, paragonabile soltanto ai fenomeni di diffusione della peste secentesca».

La beffa delle bonifiche

Come dice Rosaria Capacchione sono 25 anni di cronaca. Ma a tutt’oggi non esiste un piano di caratterizzazione. Ora si parla di bonifiche, anche se, come documentato dal rapporto dell’ISS, sembrerebbe addirittura impossibile bonificare. Al danno si aggiungerebbe poi la beffa: chi ha distrutto (e distrugge tutt’oggi) il territorio si sta preparando a mettere le mani sugli appalti per le bonifiche.
Tra bonifiche annunciate («i costi li copriremo con i soldi delle cosche» dice il Ministro Orlando), appalti per l’inceneritore, roghi continui e comitati #stopbiocidio si rischia una nuova Valsusa?
Tra l’altro già nel 2005 la Regione aveva predisposto un piano regionale di bonifica delle aree inquinate. Ma si è trattato di interventi sporadici, di cui nel tempo si è persa traccia e non si riesce a capire dove siano finiti i soldi stanziati: bonifiche pagate e mai realizzate.

I comitati, la partecipazione e la mobilitazione dei cittadini

Tutti questi anni sono stati caratterizzati dalla partecipazione e dalla mobilitazione dei cittadini, che hanno protestato contro la scelta di cave fuori norma, si sono documentati, proponendo soluzioni alternative puntualmente ignorate, hanno provato e provano tutt’oggi a sensibilizzare le istituzioni su questa infinita tragedia e a contrastare un sistema che ha messo al primo posto gli affari (leciti o illeciti) anziché i diritti e la salute dei cittadini.
Le battaglie e le lotte dei cittadini vittime di questo collasso democratico sono ben raccontate nel libro di Giuseppe Manzo e Antonio Musella Chi comanda Napoli. A proposito di Pianura, Acerra, Chiaiano, Terzigno e Giugliano i due autori scrivono: «i comitati campani sono stati un esperimento di nuove istituzioni dal basso». I cittadini, organizzati in comitati, allestiscono presidi di vigilanza, documentano illeciti nelle discariche, fanno esposti, denunciano. Producono dossier e in molti casi arrivano prima della magistratura e dei media.
Emblematica in questo senso la storia della delegazione dei comitati anti-discarica. Il 28 luglio 2011, durante un sopralluogo presso la discarica di Chiaiano, esplode un pozzo di captazione di percolato: la scena sarà ripresa dai membri della delegazione con un iPhone e il video distribuito ai giornalisti.
 
Purtroppo, come fanno notare Manzo e Musella, in questi anni di contestazioni anche violente è stato cavalcato (in buona o in cattiva fede) un frame politico-mediatico che di fatto ha cercato di indebolire le proteste: secondo il frame, chi protestava ed era contro la soluzione del ciclo integrato dei rifiuti (Cdr – discariche – inceneritore) favoriva la criminalità organizzata. Addirittura si è voluto vedere in alcune manifestazioni la convergenza tra proteste delle comunità e interessi della camorra. Queste accuse saranno smentite, ad esempio, dalle indagini delle Procure di Napoli e di Torre Annunziata sui disordini e gli scontri tra Boscoreale e Terzigno.

La crisi dei rifiuti in Campania: un’emergenza lunga 20 anni

La crisi dei rifiuti in Campania dal 1994 al 2012, le cause (complesse, dovute a una commistione di errori tecnico-amministrativi e di interessi politici, industriali e malavitosi), la cronologia, la storia dei commissariamenti (e la natura controversa di un Commissariamento che, di fatto, col tempo è diventato ordinario), lo scandalo degli appalti e le inchieste giudiziarie sono ben documentate in questa pagina di Wikipedia.
Sull’intreccio tra politica, istituzioni, criminalità organizzata ha indagato a fondo la giornalista Amalia De Simone, che ha firmato per Current, insieme a Simona Petricciuolo e Walter Mendolla,  l’inchiesta in quattro puntate Nella Terra di Gomorra. Dall’inchiesta emergerebbe una pista giudiziaria inquietante: il possibile accordo tra pezzi dello Stato e i clan dei Casalesi per la gestione del business dei rifiuti, fino alla copertura della latitanza – durata 30 anni – del superboss casalese Michele Zagaria.

Munnezza.info

Il progetto munnezza.info (aggiornato al 2011) ha provato a mappare tutti i siti che sono stati destinati al conferimento, al trattamento e al deposito dei rifiuti (corredato di utili schede informative). Intanto si parla di un progetto di monitoraggio satellitare per individuare discariche abusive e siti inquinati che però non è ancora partito.
Governi (Berlusconi) che, in deroga a tutte le norme vigenti in materia, comprese quelle comunitarie, autorizzano lo smaltimento nelle nuove discariche anche dei rifiuti pericolosi e militarizzano le zone per svuotare le proteste popolari, governi regionali (Bassolino) che affidano ad aziende private l’individuazione dei siti da adibire a discarica, beffando e umiliando di fatto la richiesta di partecipazione delle comunità locali. Istituzioni e media che accusano le persone che si oppongono di favorire in questo modo la camorra. Funzionari pubblici che in accordo con gestori di impianti di depurazione campani sversano per anni in mare percolato. Contadini che in cambio di denaro e morte mettono a disposizione le proprie terre per lo smaltimento di rifiuti tossici. Un Ministro della Salute che di fatto sostiene che sei i tumori sono aumentati e beh più che altro è colpa dello stile di vite degli abitanti locali.
25 anni di cronaca, 25 anni di inchieste giudiziaria, 25 anni di proteste, 25 anni in cui è stato fatto di tutto al corpo e all’anima di questi territori e di queste comunità e nessuno è responsabile. 25 anni di mala politica, di corruzione, di collusione e connivenza tra politici e criminali. Un buco nero che ha inghiottito giustizia, diritti, salute, bene comune. 25 anni di inchieste giornalistiche relegate nelle pagine di cronaca locale, 25 anni di commissioni parlamentari, promesse, spot a uso e consumo mediatico. 25 anni di crimini e di indifferenza. E ora provate a chiamarla democrazia.
(Hanno collaborato Roberta Aiello, Matteo Pascoletti, Ciro Pellegrino, Angelo Romano).
 Fonte: http://www.fanpage.it/rifiuti-in-campania-e-terra-dei-fuochi-il-piu-grande-avvelenamento-di-massa-in-un-paese-occidentale

Rifiuti in Campania e Terra dei fuochi: il più grande avvelenamento di massa in un Paese occidentale

bancomat-clonati-le-ieneROMA - Luigi Pelazza de Le Iene svela i trucchi delle bande che rubano i codici dei correntisti ai sportelli bancomat.
Il furto dei numeri identificativi delle schede dei correntisti richiede l’installazione di alcuni dispositivi elettronici allo sportello, in particolare un microchip capace di leggere e memorizzare i dati della scheda al momento dell’inserimento della carta nella fessura, e una microcamera installata nella parte alta della postazione, utile per filmare la composizione del pin da parte del cliente della banca.
A spiegare il trucco alle telecamere de Le Iene è un ragazzo bulgaro di 30 anni, nel 2009 finito in carcere proprio perché componente di una banda che clonava bancomat.
L’esperto bulgaro dimostra che per piazzaremicrochip e camera allo sportello sono necessari dai 7 ai 15 secondi. Il codice di sedici cifre relativo alla carta Bancomat viene rubato dal dispositivo per poi essere copiato su una comune carta dotata di barra magnetica.
Bastano tre persone per compiere i furti. E in un solo giorno possono essere rubati i dati di addirittura centinaia di schede. Problemi possono sorgere nel momento in cui le carte sono dotate di chip, difficilmente clonabile.
Ma l’anomalia può essere superata fornendo i dati della carta all’estero, dove gli sportelli non sono dotati del lettore del chip (leggono quindi solo barra magnetica che custodisce il codice di sedici cifre).
Coprire la propria mano nel momento in cui si digita il pin sulla tastiera allo sportello evita inevitabilmente alla cam nascosta di catturare il proprio codice segreto. In quel caso i ladri potrebbero individuare il codice pin solo ascoltando il rumore dei tasti. La cam è dotata infatti anche di un piccolo microfono.
Per vedere l’intero servizio de Le Iene clicca qui

Le Iene, come clonare il bancomat (video)

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Non c’è ministro, né presidente del Consiglio, né presidente della Repubblica o monarca ad avere il potere, l’insindacabilità e la durata della carica che hanno a disposizione un presidente e un dirigente della banca centrale europea. La B.C.E. da’“indicazioni” vincolanti ai governi, stabilisce i tassi e la politica monetaria. E nessun potere politico può interferire. E il popolo? Il popolo è sempre più estraniato,  sempre più sottomesso. Dov’è dunque la democrazia? Qui siamo in una super dittatura occulta. Analoga la storia delle altre banche centrali negli altri paesi d’Europa e del mondo. La più autonoma, la più indipendente, e la più spudoratamente privata è indubbiamente la “Federal Reserve” americana. La sua proprietà è inoltre tenuta scrupolosamente segreta, come segrete sono le riunioni della sua dirigenza. Palese è invece il suo potere, beffardo ed efficace, negli USA e nel mondo. Scrisse Gertrude Coogan: “La legge sulla Federal Reserve fu un grave errore. Essa consegnò ai banchieri internazionali il controllo assoluto sul sistema bancario americano e, di conseguenza, su ogni attività economica”. Persino nei regimi comunisti, in palese contraddizione con i dettami ideologici marxisti, le banche di emissione finirono in mano ai banchieri internazionali. Nel 1937 la Gosbank, l’istituto di emissione sovietico, fu privatizzato, e nel consiglio di amministrazione fu accolto il plurimiliardario ebreo americanoArmand Hammer. Ci fu una sola nazione, nel XX secolo, che osò nazionalizzare la propria banca di emissione, riconoscendo allo Stato, e quindi al popolo, la proprietà della moneta: la Germania nazionalsocialista. Riflettendo sull’accanimento criminalizzante riservato a Hitler ed ai suoi seguaci, e sulla nazionalizzazione della Reichsbank, forse si potrebbero formulare spiegazioni inconsuete e illuminanti sull’intera storia del secolo appena trascorso.
Ma,  per capire questo diabolico “sistema” è necessario andare con ordine e quindi è indispensabile cominciare definendo il ruolo strategico delle Banche Centrali.
Le Banche Centrali, quelle cioè che stampano la cartamoneta dei vari paesi del mondo, sono  “private”, ed i proprietari sono in maggioranza le altre banche e i grandi finanzieri internazionali. Ma allora, se il mondo della politica, se i governi, i capi di Stato, i ministri del tesoro e dell’economia non hanno più voce in capitolo sui tassi di sconto, sulle strategie monetarie, sulle condizioni dei prestiti, sui finanziamenti internazionali, sui cambi, sulle borse, chi coordina tutto questo complesso “mondo di numeri”, di previsioni economiche, di interventi piccoli e grandi destinati a influire in maniera determinante sulla vita di tutti i popoli? Chi prende le decisioni? Chi comanda? C’è chi afferma che sarebbe il sistema stesso, nel suo complesso groviglio di interessi e di meccanismi automatici, ad autogovernarsi, a funzionare come una enorme macchina avviata così bene da non aver più bisogno di progettisti e di macchinisti. Non ci sarebbe nessuno dunque a comandare. Tutto avverrebbe così, naturalmente, ineluttabilmente, come in un Eden illuminato dallo splendore del dio denaro. Ma si tratta di un’analisi che sa di malafede. Se le cose andassero così come vanno in modo automatico, se non ci fosse nessuno a decidere e comandare, non avrebbe senso cercare i responsabili. A nessuno potrebbe essere imputata la colpa delle crisi economiche, dei crolli monetari, della sistematica distruzione dell’ambiente, dello sfruttamento forsennato delle risorse o del lavoro, e della fame nel mondo.  Certo si tratta di una spiegazione eccessivamente comoda, e assai difficile da accettare. È allora necessario informarsi, ed osservare più da vicino il mondo delle banche centrali, cercando di individuare il momento e la sede dove esse si incontrano per decidere. Infatti costoro decidono veramente per tutti. E gli effetti di tali decisioni sono davanti agli occhi di tutti. E allora, informandosi, si viene a sapere che a Basilea, in Banhofplatz 2, ha sede la banca dei regolamenti internazionali BRI, o BIS“Bank for International Settlements”, fondata nel 1930, dove si riuniscono, ogni mese, i dirigenti di tutte le banche centrali del mondo. Proprietarie della BRI sono infatti tutte le banche centrali del mondo, ma in proporzioni assai differenti tra di loro. Il 25 % delle azioni sono della Federal Reserve USA, il 15 % della Banca d’Inghilterrae il rimanente 60 % è distribuito, con quote minime, tra tutti gli altri. Un 60% talmente frammentato da rendere impossibile una qualsiasi aggregazione percentualmente significativa.
La federal reserve, col suo 25 % di proprietà e con la costante, servile disponibilità della banca d’Inghilterra, ha gioco facile nel determinare il bello e il cattivo tempo. Nell’ambito della la banca dei regolamenti internazionali BRI, le banche centrali dei paesi più industrializzati del mondo, Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, Olanda, Belgio, Svezia e Svizzera, hanno istituito appositi comitati di vigilanza internazionale: il CBVB, “Comitato di Basilea sulla Vigilanza bancaria”; il CSPR, “Comitato sui Sistemi di Pagamento e Regolamento”; e il CSFG, “Comitato sul Sistema Finanziario Globale”. Le nomine dei governatori delle banche centrali delle varie nazioni del mondo, prima di giungere alla ratifica dei rispettivi governi, dove ciò è ancora previsto, devono essere approvate dalla BRI; se a Basilea non sono d’accordo, tutto viene rimesso in gioco, si vagliano altre candidature, più gradite ai signori della Banhofplatz, fino ad individuare l’uomo adatto a gestire, a livello nazionale, le decisioni che vengono assunte lassù, nell’Olimpo dei potentissimi Morgan, Rockefeller, Warburg, Rothschild…
Certo, perché, nonostante i proprietari della federal reserve siano tenuti segreti, e segrete le loro riunioni, si sa per certo che tra di loro ci sono anche questi uomini, e che le loro quote pesano molto. Nomi che compaiono da secoli nella storia del denaro e, soprattutto, nella scalata che il potere finanziario internazionale ha fatto ai danni del potere politico. Quindi questo fantomatico potere che comanda il mondo del denaro, cioè il mondo dell’economia, cioè il mondo “tout court”, esiste davvero. In quelle riunioni mensili vengono affrontate tutte le questioni di ogni paese, vengono decisi i tassi di sconto, i beneficiari dei prestiti della BM (banca mondiale) e del FMI (fondo monetario internazionale), quali governi devono essere aiutati, facilitati, finanziati, quali monete devono decollare e quali svalutarsi, quali movimenti rivoluzionari devono essere armati e quali riforme devono essere sponsorizzate. Sì, perché chi ha il potere di decidere la politica monetaria può influire, in maniera determinante, su ogni cosa. Certamente, nei sontuosi saloni della BRI, si è molto discusso, e deciso, prima che venissero firmati gli accordi di Bretton Woods nel 1944, con i quali fu stabilito, tra l’altro, che il dollaro dovesse essere assunto come moneta per gli scambi internazionali. Certamente, negli uffici della Banhofplatz 2, si è molto discusso, e deciso, prima che il presidente USA Richard Nixon, nell’agosto del 1971, annunciasse al mondo la fine della convertibilità del dollaro in oro (sino ad allora per 35 dollari doveva esistere la garanzia di un’oncia d’oro). Certamente a Basilea si è molto discusso, e deciso, prima che la pubblica opinione del mondo venisse a conoscenza della “perestrojka”, del trattato di Maastricht,dell’eurodella guerra all’Iraq, della guerra nei Balcani, della guerra all’Afghanistan. E, probabilmente, si è parlato anche di“attentati, di grattacieli, dell’11 settembre” e di tante altre cose. Ora, nessuno, assolutamente nessuno di questi signori che si riuniscono, discutono e decidono il nostro destino al numero 2 di Banhofplatz di Basilea, è mai stato candidato in nessuna lista di nessun partito, è mai stato eletto da elettori di questo o di quel popolo del mondo. È dunque questa la democrazia?
Mark Alonzo Hanna, consulente del presidente USAWilliam McKinley e mitica figura di organizzatore di campagne elettorali, citato anche da Bush jr., ebbe ad affermare nel 1896: “Per vincere occorrono due cose.  La prima è avere molti soldi… la seconda non me la ricordo”. Ed è per questo che la scalata dei signori del denaro non è iniziata all’interno dell’area politica o delle istituzioni rappresentative delle singole nazioni. Si è sviluppata dove i soldi si fabbricano, all’interno delle banche centrali, affiancandone l’attività con una miriade di istituzioni internazionali, enti, fondazioni, banche di credito e d’affari tutte rigidamente dirette o controllate tra loro. Una ragnatela così ampia e articolata da consentire il progressivo condizionamento planetario di tutte le attività: la “Trilateral Commission”, il “Council on Foreign Relations”, il“Bilderberg Group”, il “Club di Roma” il “Club de Paris”, il “FMI”, la “BM”, l’“OMC” (organizzazione mondiale del commercio), la “CCI” (camera di commercio internazionale), l’“Institute of International Finance”, il “Forum di Davos”; e, ancora, il “Comitato di Bali”, per la supervisione bancaria; l’“IOSCO” (International Organisation of Securities Commissions) per la supervisione delle borse e dei mercati di capitali; l“ISMA” (International Securities Market Association); l’“IAIS” (International Association of Insurance Supervisors) per la vigilanza sulle compagnie di assicurazione; e l’“ISO” (International Standard Organisation) alla quale è demandato l’incarico di definire gli standard industriali, tanto per citarne i più noti e importanti.
Al condizionamento politico ed economico delle singole nazioni, attraverso il controllo monetario, si aggiunge il potere di influire sui rapporti internazionali. Poco importa se intere nazioni, nel gioco delle speculazioni, sono travolte e ridotte alla fame – vedi i paesi dell’America Latina – o altre vengono a trovarsi in posizione di immeritato vantaggio. Un esempio tra i tanti che si potrebbero fare: il 30 % dell’intero ammontare dei prestiti concessi dal FMI è attualmente assorbito dalla Turchia, favorita dalla sua posizione geo strategica nel “vicino Oriente”, che va salvata per non far perdere un forte alleato a Stati Uniti e ad Israele. Inoltre, attraverso il flusso dei finanziamenti, si attivano tutte quelle iniziative che si ritengono funzionali a questo disegno criminale mondiale, condizionando pesantemente, spesso sino a stravolgerle, anche quelle iniziative che, a prima vista, potrebbero apparire di segno opposto. Esempio particolarmente eloquente ne è il movimento dei “No Global”., contrariamente a quanto la pubblica opinione è indotta a credere, “l’International Global Forum” è largamente finanziato dallaFoundation for the Deep Ecology, un think-tank con sede a San Francisco, erede delle fortune del magnate Douglas Tompkins, il padrone della Esprit Clothing Company, la nota multinazionale di prêt-à-porter. Detta “Fondazione per l’Ecologia Profonda” nel 2000 ha dichiarato attivi per 150 milioni di dollari: grazie a questi fondi essa funziona come una finanziaria, che fornisce capitali iniziali per il lancio di gruppi anti global in tutto il pianeta. Ed ancora: tra i “finanziatori dei ‘No Global’ spicca un nome: Theodor (Teddy) Goldsmith.
Teddy è il fratello minore del defunto sir James Goldsmith, speculatore mondiale in materie prime, uno dei dodici uomini più ricchi del mondo, cugino dei “Rothschild”Da una interessante indagine di Maurizio Blondet si può arrivare a mettere in luce anche le relazioni che legano il mondo dei “No Global” ad un altro celebre miliardario, George Soros: “Ebreo ungherese naturalizzato americano, Soros è diventato enormemente ricco e famoso con speculazioni internazionali sulla lira negli anni 90, il genere di operazioni possibili nel “mercato globale”. Dunque, ovunque si cerchi, escono fuori soldi, enormi quantità di soldi, creati dal nulla, attraverso i quali i soliti potenti signori indirizzano, condizionano, determinano, controllano. Per ciò che riguarda l’Europa, taluni sono indotti a credere che l’euro sia il punto di arrivo spontaneamente perseguito dalle nazioni del vecchio continente, nel quadro della loro volontà di unificazione. Il professor Joshua Paul, docente della Georgetown University, ha pubblicato nell’autunno del 2000 una serie di documenti del Bilderberg Group, sino ad allora tenuti segreti, che documentano come da cinquant’anni quegli ambienti stessero lavorando perché l’Europa si dotasse di un’unica valuta. Già nel 1948 le Fondazioni Ford e Rockefeller avevano dato vita all’American Committee for a United Europe, con lo scopo di condizionare lo sviluppo monetario, economico e politico del nostro Continente in modo convergente agli interessi degli Anglo/Americani.
Un memorandum della sezione “Europa” del Dipartimento di Stato americano, in data 11 giugno 1965, riporta precisi suggerimenti al vicepresidente della Comunità Economica Europea, Robert Marjolin, per giungere al varo di un’unica valuta europea, non come concorrente del dollaro, ma come “agevole mezzo di controllo” delle economie delle singole nazioni europee. È infatti molto più semplice controllare un’unica entità monetaria e un’unica banca centrale indipendente, piuttosto che quindici valute e quindici Istituti di emissione con ancora qualche residuo legame con i ministri economici, i governi e il mondo politico. All’articolo 7 dello Statuto del Sistema Europeo di banche Centrali e della BCE si legge: “Né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri, né da qualsiasi altro organismo”. Le banche centrali delle singole nazioni europee, prima del Trattato di Maastricht, avevano un’indipendenza dal potere politico variabile tra il 40 e il 65 %; oggi, dopo i cambiamenti determinati dall’avvento dell’Euro, hanno raggiunto il 90 %. Dunque, mentre nessuna influenza può giungere dal potere politico alla BCE, dai vertici monetari giungono al potere politico continue indicazioni, parametri cui attenersi, precisi paletti che coinvolgono l’intera economia delle nazioni.
Come giustamente osserva Bruno Tarquini, già procuratore della Repubblica a Teramo, nel suo “La banca, la moneta e l’usura”, “lo Stato ha rinunciato alla propria sovranità monetaria, trasferendola a un istituto privato: questo perciò, in perfetta autonomia e indipendenza, esercita una pubblica funzione di essenziale rilevanza per la vita della Nazione, essendo noto che la politica monetaria (vale a dire l’emissione della moneta e la regolamentazione della sua circolazione nonché del mercato monetario) condiziona l’intero sistema economico di uno Stato e influisce quindi anche sulla sua politica generale, e particolarmente su quella sociale”. È davvero singolare come il Trattato di Maastricht si sia preoccupato di definire la BCE esclusivamente per ciò che riguarda la sua indipendenza. Francesco Papadia e Carlo Santini, nel loro “La banca centrale europea”, ricordano: “Dalla lettura del Trattato emerge la particolare collocazione della banca centrale europea nell’assetto istituzionale dell’Unione Europea. L’articolo 4, infatti, non la menziona tra le istituzioni (Parlamento europeo, Consiglio, Commissione, Corte di giustizia e Corte dei conti) della Comunità. Alla banca, però, il Trattato conferisce personalità giuridica e lo Statuto riconosce la più ampia capacità di agire in ciascuno degli Stati membri. Sotto il profilo giuridico-formale, la banca centrale europea non è, dunque, un’istituzione comunitaria [...], i suoi atti non sono imputabili alla Comunità. La banca centrale europea è inserita in una cornice giuridica che ne stabilisce e ne tutela l’indipendenza nell’attuazione della politica monetaria”. La BCE determina dunque, in perfetta autonomia, come se ciò non avesse rilevanza politica e sociale, il livello dei tassi di interesse ufficiali, cioè il costo del denaro, in altre parole: la politica di espansione o di restrizione monetaria. E, se non bastasse, decide e guida, in perfetta indipendenza, tutte le operazioni di acquisto e di vendita degli euro contro altre valute sul mercato dei cambi. E le banche centrali nazionali devono conformarsi in tutto e per tutto alle direttive della BCE – il consiglio direttivo vigila attentamente! -, altrimenti bacchettate sulle dita, con tutto il potere per farlo! La BCE, e di conseguenza anche tutte le banche centrali nazionali, ufficialmente – e ormai questo è scritto a chiare lettere, nero su bianco, nei Trattati e nei Regolamenti – non possono concedere, per nessun motivo, crediti agli Stati, o alla comunità europea o a qualsiasi altro soggetto pubblico, e quindi è loro proibito acquistare titoli di Stato, sia al momento dell’emissione che successivamente. Non solo: se prima di Maastricht, qualche banca centrale, come sopra ricordato, poteva ancora prevedere allo Stato un parziale ritorno del Signoraggio, reddito ottenuto attraverso la politica monetaria, alla BCE si fa obbligo di non fare uscire neanche un centesimo dalle casse del Sistema europeo di banche centrali.
E, ancora, mentre i dibattiti e le sedute della camera dei deputati e del senato sono aperti al pubblico, le sentenze delle corti di giustizia devono essere dettagliatamente motivate e pubblicate, le riunioni del consiglio direttivo della BCE sono assolutamente segretate, ed è lo stesso consiglio che, di volta in volta, decide se pubblicare le proprie deliberazioni, se pubblicarne solo alcune parti, o se non pubblicarle affatto. Oltre tutto questo, i dirigenti della BCE godono di una sostanziale immunità: non sono infatti previste, all’interno della BCE, sanzioni per comportamenti impropri. Nei regolamenti si legge che è sufficiente il rischio di perdere credibilità e fiducia per garantire la certezza dell’operato dei dirigenti. Solo in caso di colpe gravissime e di comportamento palesemente illegittimo può intervenire la Corte di giustizia e occuparsi del caso. La perdita delle sovranità monetaria e legislativa, che sono parti essenziali della sovranità nazionale, da parte degli Stati europei, è stata stabilita in maniera irrevocabile. Ed alla chetichella. In Italia, come sottolineò Ida Magli su “il Giornale” dell’11 marzo 2001, “nella legge di riforma della Costituzione, approvata dalla maggioranza di sinistra in gran fretta poche ore prima dello scioglimento delle Camere, c’è un passo fondamentale e che pure non è stato portato a conoscenza dei cittadini né prima né dopo della sua approvazione”.
Si tratta dell’articolo 117 in cui si stabilisce: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. In queste tre righe è codificata la perdita della sovranità legislativa dell’Italia. Per questo l’articolo 117 non è stato discusso apertamente: GLI ITALIANI NON DEBBONO SAPERE”. Forse, la politica della democrazia è proprio questa. Da qualche parte si è sentito il dovere di coinvolgere ed ascoltare il popolo attraverso regolari referendum, e lì, vedi il caso della Danimarca e della Svezia, Maastricht ed euro sono rimasti lettera morta.  Il popolo ha detto no! Ma queste sono rare eccezioni. Molto democraticamente, a tutti gli altri paesi europei è stato imposto di uniformarsi al modello americano senza diritto di replica, senza alcun referendum. Scrive Giulietto Chiesa sul suo “La guerra infinita”: “È il denaro che decide non più soltanto come l’economia deve procedere, ma anche – direttamente, immediatamente – come l’America deve essere governata.  [...] Il popolo, come tutto il resto, non è più sovrano di nulla, essendo diventato, nel frattempo, consumatore.
Non ha forse invitato, l’imperatore Bush, pochi giorni dopo il tremendo impatto terroristico, i suoi elettori a ‘tornare a fare shopping’?”

I padroni del mondo

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test-nucleari-spazioL’operazione Apocalisse continua.
Le rete Anonymous dopo essersi infiltrata nei siti di uomini politici, banche, sindacati, neo brigatisti, ha alzato il livello del’asticella: si è occupata dei progetti segreti della Nasa.
E i documenti top secret scaricati sono da allarme rosso, l’ente spaziale americano starebbe progettando di testare esperimenti nucleari sulla Luna.
La motivazione è triplice, scientifica, militare e politica. E’ la motivazione militare a preoccupare maggiormente “trarre informazioni dal presente lavoro sulla capacità di armi nucleari mai testate nell’eventualità di una guerra spaziale”, contro chi o che cosa?
Tutto nella più totale riservatezza, chiaro che la diffusione di tali notizie potrebbero scatenare reazioni decisamente negative. Anche perché non si tratterebbe solo di una dimostrazione di considerevole potenza militare e di tecnologia avanzata, ma la Nasa stessa si pone un inquietante interrogativo “Le detonazioni di un’arma nucleare sul o nei pressi del nostro satellite, potrebbero provocare disturbi ambientali,contaminazioni biologiche ed radiologiche fino ad avere ripercussione sulla gravità del nostro pianeta, al momento non ancora calcolabili con ragionevole certezza”.
L’equazione che mostriamo, sempre estrapolata dal documento, testimonia che gli scienziati americani stanno valutando anche il momento migliore per far esplodere le testate nucleari, al fine evitare che in qualche modo vengano viste e avvertite dalla Terra.
nasa equazione
la (F) è il risultato che dovrebbero ottenere dall’equazione.  F sta per FUOCO meglio noto come PUNTO FOCALE. il punto focale l’ottengono calcolando (V) velocità/ (P) potenza di impatto che viene moltiplicato con (M) che è la sorgente di illuminazione che a sua volta è moltiplicata per il tempo di illuminazione  dal momento in cui gli ioni verrebbero sprigionati dall’esplosione.
 Partendo dal presupposto che si veda l’esplosione sia visibile nonostante i 384 mila chilometri  che separano la Terra dalla Luna la Nasa sembra essere giunta alla conclusione che l’esplosione sarà meno visibile durante un preciso momento della fase di luna piena, di per sé già molto luminosa.

La Nasa sta progettando test nucleari sulla Luna: Anonymous colpisce ancora

artonLa terra torna a tremare e questa volta colpisce il Pakistan, in particolare la regione del Baluchistan. Il sisma, di magnitudo 7,7 della scala Richter, avrebbe causato almeno 208 morti e oltre 400 feriti ma secondo le autorità il bilancio + destinato a salire. Nel distretto di Awaran, un’area di 21mila km quadrati, il 90% delle case di fango è andato distrutto e ora è partita la lotta contro il tempo per recuperare i feriti e portarli rapidamente in ospedale. Ma setacciare una zona tanto vasta non sarà un’impresa semplice.
L’epicentro del sisma si troverebbe nel punto di incontro di tre placche tettoniche: in particolare la placca Indiana, a sud-est, la placca Araba a sud-ovest e la placca Eurasiatica a nord. Un fenomeno tellurico così disastroso non colpiva il Pakistan dal1935.
 Il violento terremoto avvenuto ieri pomeriggio ha avuto anche un’altra particolare conseguenza: vicino alla costa pakistana di Gwadar, nel mare Arabico, è comparsa una nuova isola.
I primi rapporti indicano che l’isola avrebbe un diametro non ancora accertato di circa un 200 metri ed è emersa ad una distanza di circa 350 metri dalla costa.

Violento terremoto in Pakistan fa emergere una nuova isola

Ogni anno vengono fatte nel mondo 1,2 milioni di diagnosi


MILANO - Uno screening con la colonscopia ogni 10 anni potrebbe evitare il 40% delle 1,2 milioni di diagnosi di tumore del colon-retto che si fanno ogni anno. Lo ha scoperto uno studio della Harvard School of Public Health pubblicato dal New England Journal of Medicine. I ricercatori hanno analizzato i dati di circa 90mila partecipanti a due studi di lungo termine, che tra il 1988 e il 2008 dovevano compilare dei questionari sulla salute ogni due anni. Nel periodo considerato ci sono stati quasi duemila casi di tumore del colon retto con 500 morti.
ESAMI - Sia la colonscopia che la sigmoidoscopia, che visualizza i tumori nella parte bassa del colon-retto, sono associate a una diminuzione sia dell'avere una diagnosi di tumore che di morte per questa patologia. Solo la sigmoidoscopia però è in grado di proteggere anche dai tumori che si originano nella parte alta del colon-retto. «Secondo i nostri calcoli - scrivono gli autori - se tutti i partecipanti si fossero sottoposti alla colonscopia ci sarebbe stato il 40% in meno delle diagnosi di questi tumori».

La colonscopia ogni 10 anni riduce del 40% il rischio di tumore al colon-retto

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