Posted by : rico giovedì 19 settembre 2013

monsantoGiorni fa, la Colombia ha firmato un trattato con l’America che di fatto metteva in ginocchio i piccoli agricoltori locali agevolando le grandi aziende produttrici di OGM. Nel Paese si è consumata una violenta protesta che i media hanno messo a tacere.
Abbiamo più volte spiegato i meccanismi che portano multinazionali come la Monsanto a detenere il monopolio agricolo mondiale e di come le sementi e gli alimenti OGM non siano esattamente la soluzione migliore per soddisfare il fabbisogno alimentare del globo. Un arricchimento perpetrato ai danni dei più piccoli che, attraverso l’uso di concimi chimici, mette arischio la salute dei consumatori.
Rimanendo in tema, oggi vogliamo raccontare ciò che nei giorni scorsi è successo inColombia, dove si sono consumati scontri e rivolte di cui nessuno, o meglio solo pochi hanno parlato.
Sul Fatto Quotidiano di oggi, infatti, in controtendenza con le prime pagine dei diversi giornali italiani, si legge di una rivoluzione passata inosservata che ha inginocchiato un intero Paese: la protesta portata avanti dagli agricoltori colombiani contro l’entrata in vigore del trattato di libero commercio con gli Stati Uniti.
Si legge tra le pagine del giornale:
“Per una volta di troppo il governo di Juan Manuel Santos ha di fatto tagliato le gambe agli agricoltori locali favorendo le importazioni e privandoli di ogni aiuto statale. La città più “calda” è Bogotà - le proteste sono continue – ma tutta la Colombia è in tumulto. I produttori di caffè, di cacao, i camionisti e i piccoli minatori si sono uniti ai contadini nella protesta contro le politiche di un governo che – protestano – impedisce loro di sopravvivere”. 
Secondo i piccoli agricoltori, il governo avrebbe firmato un accordo che privilegerebbe i soliti noti della grande produzione agricola mondiale: stiamo parlando di aziende come Monsanto, Dupont e Syngenta.
I tumulti, sedati violentemente attraverso l’intervento delle forze militari colombiane, avrebbero avuto inizio quando i funzionari dell’ICA (Istituto Colombiano Agropecuario), accompagnati dai poliziotti dell’Esmad (le scuadre mobili anti-disturbi), avrebbero sequestrato 62 tonnellate di semi di riso a una ventina di contadini de Campoalegre, per poi distruggerli.
Il sequestro sarebbe stato legittimato da una clausula presente nel trattato che prevede il divieto per gli agricoltori di usare i semi nativi obbligandoli a comperare e piantare solo quelli “certificati”, ovvero prodotti dalle multinazionali.
Ogni anno, gli agricoltori colombiani conservano con cura la parte migliore del loro raccolto per la semina dell’anno successivo. La Resolucìon 9.70, invece, firmata dall’Istituto agrario colombiano, oltre a vietare di seminare sementi non certificate, proibisce agli agricoltori anche di conservare parte del raccolto per la semina.
Non solo, denuncia il Fatto Quotidiano, i semi sono venduti al doppio o al triplo del loro prezzo e possono essere utilizzati una sola volta, per un solo raccolto.
Per i disertori, secondo legge, è prevista una multa fino a 10mila salari minimi e una condanna dai 4 agli 8 anni di reclusione, le sementi sequestrate e le coltivazioni bruciate.
Ma c’è un barlume di speranza. Dopo 18 giorni di scontri, il governo colombiano sembra aver congelato la legge e accettato una contrattazione con gli agricoltori per proporre una soluzione che non penalizzi i piccoli produttori. Dal lato loro, gli agricoltori colombiani rimangono scettici e in attesa di qualche escamotage in favore delle multinazionali OGM. Nel frattempo, infatti, sembra che stiano programmando una serie di consulte popolari per annullare il trattato con gli Stati Uniti e trovare una soluzione che risollevi dalla povertà i contadini.
Ma di questo, quasi nessuno ha parlato.
(Foto: Utente Flickr thierry ehrmann)

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