Posted by : rico sabato 10 agosto 2013

La Razza degli Uomini



a guerra scatenata contro la Siria ha raggiunto il suo secondo anno e la fine del conflitto non sembra essere vicina.

I successi conseguiti dall’esercito siriano pochi mesi fa nel riconquistare le zone di al-Qusayr e Daraa nel sud del Paese non sono stati seguiti da altrettanti successi al nord, ad Aleppo e al confine con la Turchia. Queste zone che permangono sotto il controllo delle forze terroriste antigovernative, sponsorizzate dalla Casa Bianca e da alcuni dei suoi Stati vassalli: Arabia Saudita, Qatar, Giordania e, in una misura diversa, Turchia.
La conferenza di pace Ginevra 1 si è conclusa con un nulla di fatto e tale sembra essere il destino della sua replica, che si terrà ancora una volta a Ginevra, dopo l’estate.
Il rimpasto in seno all’amministrazione americana non ha portato ai risultati che alcuni speravano, malgrado l’allontanamento di Hillary Clinton e del generale Wesley Clark.
La Russia è ancora schierata a fianco della Siria, per ragioni storiche e per non ritrovarsi il Mediterraneo trasformato in un lago americano, con la flotta del Mar Nero che non può più uscire dal mare omonimo.
L’Iran fornisce assistenza militare e tecnologica alla Siria e ricambia così l’aiuto ricevuto da Damasco durante la guerra contro Saddam Hussein.
Tuttavia, la situazione nella parte nord del Paese permane estremamente negativa per il governo e per la popolazione locale, che non ha in simpatia i rivoltosi e chi li appoggia ma ne subisce ugualmente la disumana presenza.
Quella che si combatte in Siria non è una guerra civile: forse poteva esserlo all’inizio, ma se anche lo è stata, ora non lo è più. In Siria si combatte una guerra sporca, per procura, di quel tipo che oggi tanto piace agli Stati Uniti. Una guerra scatenata dagli Americani che usano milizie di fanatici assassini per rovesciare il governo di Bashar Al-Hassad e sostituirlo con uno fantoccio, più vicino ai loro interessi. Tutto questo sull’onda, oramai fiacca, di quel movimento falsamente libertario che è stato chiamato pomposamente Primavera Araba e che di primaverile ha solo il nome.
Due anni di guerra hanno visto già molte battaglie in Siria ed è una regola generale dell’ars bellica che un conflitto può essere composto di molte battaglie, ma non tutte sono vinte di solito sempre dalla stessa parte.
E’ di pochi giorni fa la notizia che la base dell’aviazione siriana posta a Mennagh, vicino ad Aleppo, è caduta nelle mani dei rivoltosi, dopo quasi due anni di assedio e continui violentissimi attacchi.
Una notizia che può essere angosciante per chi ha cuore il futuro della Siria e motivo di esultanza, invece, per i barbari che la oltraggiano.
Qui non ci interessa discutere dell’importanza strategica della base di Mennagh. Né se la sua perdita sia stata un danno irreparabile o semplicemente grave nella spietata economia della guerra.
Qui ci interessa un’altra cosa.
Qui ci interessa, e perciò lo vogliamo fare assolutamente, rendere il nostro omaggio con poche righe imperfette, ai difensori di quella base, che hanno resistito coraggiosi per così tanto tempo.
E per farlo, scegliamo di ricordare i molti ignoti attraverso i pochi noti, le cui immagini sono state rese pubbliche nelle ore immediatamente successive alla caduta della base.
Qui rendiamo il nostro omaggio ad Ammar Hilal di cui non sappiamo quasi nulla, neanche il grado. Non sappiamo che uomo fosse, anche se la foto mostra quasi un ragazzo. Non sappiamo se fosse credente o meno, che idee politiche avesse, se fosse sposato o fidanzato, se fosse un lavoratore o uno studente universitario che indossava la divisa in un momento di emergenza per la sua Nazione. Sappiamo però che si offrì volontario assieme ad altri 14 compagni per rallentare l’avanzata dei terroristi e permettere ai suoi compagni di porsi in salvo. Ammar Hilal è morto da martire, è morto con la generosità che solo un eroe può avere.
Qui rendiamo il nostro omaggio al capitano Haytham Adel Ibrahim, anche lui dal volto di giovane uomo, caduto nella difesa dell’aeroporto di Mennagh. Non sappiamo nulla di questo capitano se non che è rimasto al suo posto di combattente, compiendo il suo dovere contro un nemico che ha dato varie volte prova di una barbarie disumana. Così provano alcuni video diffusi su YouTube nei quali si può vedere ribelli che mangiano le carni di prigionieri catturati.
Qui rendiamo il nostro omaggio al tenente Ghaith Thabet Aakram morto nel suo elicottero, abbattuto da un razzo regalato dalla CIA ai suoi assassini. Ignoriamo chi fosse, nella vita di tutti i giorni, questo giovane tenente che non vedrà la fine della guerra se non, forse, dal cielo.
Però possiamo dire una cosa, di lui e degli altri: tutti avrebbero potuto scappare. O avrebbero potuto unirsi al nemico, pensando che la guerra fosse persa per sempre e che la propria pelle fosse più importante di ogni altra cosa.
Invece hanno scelto diversamente, ritenendo che la Siria da loro difesa fosse migliore di quella proposta dal nemico.
Perché in una Siria laica, socialista, aperta a tutte le religioni, non vi può essere spazio per assassini cannibali che si nutrono di carne umana o pongono le teste decapitate dei prigionieri sulle griglie dei barbecue, a mo’ di spregevole trofeo.
Che la base di Mennagh sia caduta in mano nemica è un fatto innegabile ma malgrado questa realtà possiamo affermare una cosa: in Siria, proprio adesso, in queste stesse ore, la Razza degli Uomini è ancora salda e forte.
A tutti loro e alla Nazione generosa che li ospita va il nostro rispettoso saluto.


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