Posted by : rico mercoledì 12 giugno 2013



Con decreto del 18 marzo (n. 50), Re Giorgio aveva officiato dal Quirinale la fondamentale privatizzazione dell’Unuci, l’Unione nazionale degli ufficiali in congedo d’Italia.
Con la pubblicazione della nuova norma legislativa sulla Gazzetta Ufficiale - un capolavoro di principii e modifiche e astrazioni giuridiche, dispiegato in 4859 parole e 33600 caratteri - il 14 maggio l’Unuci è dunque diventata un ente privato.
Con fatica certosina, il nuovo regolamento ha fatto strame di tutte le norme precedenti rintracciate negli archivi polverosi del Palazzo.
Dalla prima, di costituzione risalente al 1926, un regio decreto firmato anche da Sua Eccellenza Benito Mussolini, all’ultima, del 2012, elaborata dall’Esimio  governo di Mr. Mario Monti. Passando, non molto naturalmente, da una legge del 2008 e in vigore dal 2009, che aveva confermato l’Unuci quale ente pubblico.
La fondamentale riforma è dunque, sebbene infilata dai Saggi del precedente governo nelle “riforme urgenti da eseguire”, un parto postumo del governissimo n.1, quello “tecnico” che, ascoltati un po’ tutti i pletorici organismi di “consultazione”, ha ritenuto che per l’Unione una forma di diritto privato sarebbe stata “la più idonea a favorire le molteplici e differenziate attività dell’ente medesimo”.
E quale sarebbe questa attività?
Con il nuovo “regolamento-statuto” l’Unuci, sembra, dover esser diventato un cardine imprescindibile, risolutivo, per l’efficienza delle Forze Armate Italiane.
I suoi compiti? La “formazione morale e professionale” (sic) del personale militare, anche nel “reimpiego in servizio” dei congedati; l’attuazione  con i riservisti, dei “programmi addestrativi internazionali”;  la “promozione dei valori di difesa e sicurezza della Patria”; la “sensibilizzazione dell’opinione pubblica” sulle questioni della difesa (con una spruzzatina di grazioso “ambientalismo”: è ormai come il prezzemolo); “l’apporto negli interventi di difesa e protezione civile”; “assistenza morale e materiale nei confronti degli iscritti”.
Non male, vero?
Si da’ il caso, però che l’Unuci, in questo lungo dopoguerra almeno, non abbia mai svolto, se non a latere - per esempio nelle celebrazioni rituali delle forze armate - compiti operativi così importanti.
Pur non propriamente come un “circolo” o come un “cral”, l’Unuci di tutti i punti citati - cessata con la sconfitta la funzione di presenza attiva nel mondo militare - aveva in realtà fino ad oggi svolto compiti di assistenza e tutela per i suoi iscritti.
Ma tutto cambia. Non c’è più l’esercito di leva e i nostri “riservisti” e “congedati” non è detto che non debbano essere richiamati - magari su base volontaria - per rafforzare le forze coloniali soggette agli anglo-americani impegnati nel mondo nelle loro campagne belliche umanitarie. Senza pesare troppo sui bilanci dello Stato: in fondo un “richiamato” costa meno di un mercenario appaltato ad un’agenzia di contractors.
E’ a questo punto possibile sostenere che la prossima mossa giuridica che riguarderà l’Unione, per ora “associazione con personalità giuridica di diritto privato di rilevanza nazionale e senza fini di lucro”, sarà la sua trasformazione in Società per Azioni, con tanto di CdA graziosamente offerto dalla nostra integerrima classe dirigente. 
Sentiti naturalmente, nelle loro esigenze, i padroni sovranazionali dell’apparato ministeriale, del “governissimo” e dell’inquilino del Quirinale di turno.
 

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